Per il concorso indetto dall’Empovaldo, ho presentato un punto di vista da samminiatese sull’antico poema di Neri, dove si sarebbero visti addirittura asini volare se gli Empolesi avessero espugnato il castello di San Miniato.
Ma è soltanto uno spunto.
Un asino che vola è qualcosa a cui nessuno crede. E se ci crede, gli altri ridono.
“UNO che vola” è anche uno diverso. Che ha il coraggio di esserlo o che ci si ritrova. E spesso uno diverso viene accolto con violenza.
Insomma, con questa illustrazione parto da un messaggio locale e arrivo a un messaggio universale.
Perché uno che vola, che osa farlo, che sia per sbaglio, per un difetto o per scommessa, è sempre un passo avanti.
Anzi, un passo più su.
La nascita di una storia è un evento che accade in tante maniere. Può essere una rivelazione improvvisa, il frutto di osservazioni e studi, oppure scaturire da una conversazione, da un incontro o da un gesto insolito.
Con queste cinque illustrazioni vi racconto come sono arrivata a scrivere “Otid del paese degli Otid”, la favola pubblicata su ilmiolibro.it a questo indirizzo che partecipa al concorso “Il mio esordio”.
Immaginiamo di trovare il tappo di una bottiglia per terra. Proprio ad un passo dai bidoni dell’immondizia.
Che fare? Un tempo forse non ci sarebbero state esitazioni, ma nell’epoca attuale, quella dell’obiettivo “rifiuti zero”, i dubbi ci sono eccome. E scommetto che passando di lì dieci persone diverse, ci sarebbero dieci reazioni diverse, dieci modi di affrontare la situazione.
Sulla scia di Storia di Tappino, il libro illustrato con cui ho vinto il primo premio della sezione Fiabe del concorso Fiction&Comics, ho immaginato dieci vignette in cui vengono illustrati alcuni comportamenti dell’uomo contemporaneo nei confronti della raccolta differenziata.
Se mi volessi vestire un po’ più da femmina dovrei portarmi dietro un carrettino con i bidoncini della differenziata in miniatura. Sì perché quando siamo fuori casa e loro mangiano e bevono, sanno che la confezione non devono assolutamente buttarla in terra (anche se il terreno è disseminato di spazzatura come se potesse prima o poi germogliare) e così se non trovano un cestino a portata di mano (o se i cestini sono insufficienti e già pieni) la consegnano a me.
E allora io mi sento un po’ così: una mamma-differenziata.Vai a Storia di Tappino!
Questo è Tappino, anzi, questa è Storia di Tappino, la mia prima graphic novel. Grazie a lei giovedì scorso mi sono ritrovata in mezzo al popolo della scuola internazionale di Comics.
E ho vinto.

Storia di Tappino è una favola, una storia semplice, di quelle che si leggono ai bambini mentre loro appiccicano l’indice sul disegno facendo domande e interrompendoti mille volte. Ma è anche una storia da grandi, di quelle con le parole che si mettono a svolazzarti nella testa finché non trovano un passaggio segreto per un mondo più profondo e complesso.
Storia di Tappino l’ho realizzata apposta per partecipare ad un concorso. La mia filosofia per affrontare lavori mai fatti è questa: parti dalle cose semplici, da ciò che conosci. E così il protagonista più semplice che mi è venuto in mente è stato il tappo di plastica di una bottiglia: rotondo, piccolo, bianco.
La storia inizia quando Tappino viene gettato. Inizia la sua avventura. Tappino nasce.
“Si accorse che era nato perché gli venne voglia di avere gli occhi…”
Che è un po’ la storia del sentirsi vivi finché (o solo quando) si provano desideri.
Il primo desiderio di Tappino è quello che mette in moto la sua volontà, quello che lo guida e lo sostiene, anche quando arriva il mostro. Quello che alla fine gli permette di trovare il suo (nuovo) posto nel mondo.
Insomma, il concorso a cui ho partecipato si chiama “Il mio esordio” e viene organizzato da Ilmiolibro.it in collaborazione con Scuola Internazionale Comics. Due giorni fa, a Roma, Storia di Tappino ha ricevuto il premio come miglior fiaba.
E io, accompagnata da alcune delle donne a cui voglio più bene, sono andata a prendermi gli applausi.