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Manifesti e gigantografie

40 anni di Shalom

Shalom_Mostra 40 anni_6x3
Manifesto 6×3 metri
Shalom_Mostra 40 anni_locandina A3
Locandina A3

UnaGrafica si è occupata del progetto e dell’allestimento della mostra fotografica che celebra i 40 anni del Movimento Shalom, fondato da don Andrea Cristiani nel 1974. Si tratta di un manifesto 6×3 m, 12 banner 100×140 cm, 16 35×50 cm in forex 3 mm, 28 A3 piuma da 1 cm, invito 10×21, locandina A3. Stampa digitale su materiali e formati diversi con foto fornite dal cliente.

In alto i banner in pvc 100×140. Di seguito alcune delle foto su forex e su piuma.

E l’invito.

invito

Dal 6 al 22 aprile 2014 la mostra è stata allestita sotto i chiostri di San Domenico a San Miniato, ma sarà ancora visitabile in altri posti, a partire, prossimamente, da Fucecchio.

www.unagrafica.it

25 aprile 2014

25aprile

Manifesto 6×3 m
Committente: Comune di San Miniato
Finalità: festeggiamenti 69° Anniversario della Liberazione
Idea e fotografia: Aurelio Cupelli e Bucciano FotoDiarioFestival
Progetto grafico: Irene Campinoti, UnaGrafica

www.unagrafica.it

È a Balconevisi la corsa più papera del mondo.

Non ne conosco l’origine, ma mi piace pensare che sia nata da un gioco, quello più naturale che ci possa essere: rincorrersi, provare ad acchiapparsi, sfiorarsi e poi staccarsi di nuovo per riprovare quel brivido allegro e ingenuo che può esserci soltanto fra i cuccioli d’uomo e gli animali.
È soprattutto per questo che con il Bucciano FotoDiarioFestival abbiamo deciso di dedicarle un 6×3 (anzi due, perché questa volta uno è stato montato anche in fondo alla salita per Balconevisi), perché adoriamo l’imprevedibilità di un gioco spontaneo, soprattutto se davanti all’obiettivo ci sono bambini e animali. La natura è sempre molto più creativa del creativo più grande di questa terra.

Volevamo rappresentare a modo nostro il Palio del Papero di Balconevisi, ma soltanto quando ci è venuto in mente di coinvolgere i bambini della scuola dell’infanzia, il 6×3 ha iniziato davvero a prendere forma e senso. Innanzi tutto il Palio è così, una corsa in cui i bambini delle varie contrade, spingono (senza poterli toccare) i propri paperi lungo il percorso verso il traguardo.
Balconevisi è un piccolo borgo di campagna in cima ad una collina con un panorama fantastico. Le case sono piccole e colorate e la strada silenziosa e quasi sempre sgombra dalle auto. La scuola dell’infanzia di Balconevisi è, fra tutte quelle del Comune di San Miniato, la più defilata, quella considerata fuori mano e forse anche snobbata per questo, ma vi posso assicurare che si tratta di una scuola molto bella, grande, da poco ristrutturata, con molti giochi e maestre validissime e propositive, sempre aperte a nuovi progetti e nuove esperienze per i loro bambini. Quando Aurelio e io ci presentammo da loro, una mattina che era appena ricominciata la scuola, le maestre si mostrarono accoglienti e immediatamente interessate ed entusiaste per quello che gli stavamo proponendo. Quando qualche giorno dopo mi dissero che anche i genitori erano contentissimi, devo dire che insieme alla gioia per il progetto che andava avanti, sentii anche un po’ di stupore per questa scuola che continuava a sembrarmi un’eccezione in mezzo a tutte le altre, e mi riempii di orgoglio per aver fatto parte, anni addietro, di quei fantastici genitori.

La mattina della foto verso le dieci sono andata a chiamare i bambini. Erano già tutti pronti, tutti che non vedevano l’ora, che neanche si immaginavano che cosa li stesse aspettando, che quando la maestra ha detto: «Andiamo!», i loro volti hanno iniziato a scintillare di una gioia incontenibile.

Abbiamo liberato i paperi, dopo aver piazzato varie reti da olive per impedire che fuggissero, e poi abbiamo dato via libera anche ai bambini. All’inizio timorosi, rimanevano in gruppo, alcuni per mano. Poi i più audaci si sono fatti avanti, hanno iniziato a fare versi buffi, a giocare, a prenderci gusto fino a donarci lo scatto perfetto per il 6×3.
Bisogna ringraziare anche Giovanni Corrieri e Franco Bruno che sono stati fondamentali nella gestione dei paperi, per mantenere la sicurezza di animali e bambini.

Il XXX° Palio del Papero di Balconevisi si è svolto domenica scorsa, il 14 settembre 2012. Penso che in trent’anni non sia mai accaduto che alle pendici della collina, i visitatori fossero accolti da un 6×3 come il nostro.
Una navetta gratuita, come ogni anno, accompagnava le persone in cima, nel borgo. La piazza era piena. La banda con le majorette, il cirolindo in mezzo alle cassettine numerate, i gazebo con i paperi delle 4 contrade da ammirare prima della corsa, i banchetti che i genitori di tre scuole avevano organizzato per raccogliere un po’ di soldi in tempi di magra, vendendo libri usati o dolci fatti in casa, i ciaccini delle signore di Balconevisi, i tartufai, le robe fatte a mano, l’araldo costruttore di spade e scudi di legno, Franco Bruno (che, dopo tanti giorni, non era ancora sceso a valle per vedere il manifesto) col carretto.

All’improvviso la piazza si è svuotata e tutta, ma proprio tutta la gente si è incolonnata e incanalata lungo la via che va al campo sportivo: era arrivato il momento della corsa!
Il sindaco Vittorio Gabbanini ha introdotto l’evento e in quattro e quattr’otto è stato dato il via. Uno sciame di bambini rossi, verdi, neri, gialli e bianchi ha iniziato a correre intorno al campo sportivo, mentre quattro paperi, facendo finta di aver paura, correvano, o più spesso, passeggiavano, a volte si fermavano, altre volte cambiavano direzione e addirittura il favorito, ad un certo punto, si è voltato e ha cominciato a correre all’incontrario… insomma, una baraonda, una simpaticissima baraonda. Alla fine ha vinto il Fornacino, quello bianco e verde, ma secondo me, in fondo in fondo, hanno vinto un po’ tutti i colori: il bianco dei paperi, l’azzurro di quel pezzo di cielo che si vede dalla chiesa senza tetto, il giallo dei grembiulini dei bambini della scuola dell’infanzia, il viola dell’ombrellone della scuola elementare che vendeva libri usati, il verde che parte direttamente dalle case e scende giù a valle per risalire su fino a disegnare altre decine di colli tutto intorno, il rosso della Rocca di San Miniato, che spiava maestosa da lontano, l’oro del sorriso immenso di un uomo che, per tanti giorni, non sente affatto il bisogno di lasciare questo posto, considerato da molti “fuori dal mondo”, per scendere giù a valle.

La foto del manifesto è, come sempre, del bravissimo Francesco Sgherri. La grafica è di Irene Campinoti. Le foto di back stage la mattina dello scatto le ho fatte io, perché Aurelio era impegnato con i paperi. Le foto della festa sono di Fabio Frangini.

Ci sono gli angeli nel cuore di San Miniato

Ecco, dirà qualcuno, adesso il Bucciano FotoDiarioFestival ci tiene così tanto alla nostra città, che se n’è inventata una davvero grossa: gli angeli a San Miniato. Sai che attrattiva per i turisti! E alla festa del tartufo, invece dell’estemporanea di fotografia, tutti a caccia di questi famigerati angeli…
E invece la questione è ben più semplice e reale. Non saranno come gli angeli di Win Wenders, romantici osservatori della realtà, e di sicuro nemmeno come quel John Travolta fumatore appesantito e sciupafemmine, ma tanto carino, di Michael. Tuttavia questi sono i nostri angeli, quelli di San Miniato, quelli che 24 ore su 24 stemperano le nostre paure e corrono nel momento del bisogno.
Sono tanti, forse non abbastanza per il compito difficile che si sono presi, e vi posso assicurare che essere lì, assistere alla fotografia è stato emozionante: tutte quelle persone hanno le ali e sbattono per noi.

Come sempre, il manifesto 6×3 è visibile sotto i chiostri a San Miniato.

Ma per capire quanto la Misericordia, i donatori del sangue e la protezione civile riescano a far breccia nel cuore dei Samminiatesi, ecco cos’è successo dopo che con tutta la mia famiglia ho assistito allo scatto: siamo tornati a casa e Margherita (mia figlia di 5 anni) è corsa a fare un disegno. Questa è la sua personale versione del 6×3:

San Miniato: la nostra Primavera

L’immagine prende spunto da Botticelli. Uno spunto illustre è sempre un ottimo punto di partenza, specialmente se ha attraversato parecchi secoli e non è lontano da noi: risale al 1482 e si trova agli Uffizi di Firenze.

Il messaggio, tuttavia, prende spunto da qualcosa di attuale e molto molto più vicino: San Miniato e quello che, da un po’, sta accadendo.
E’ vero, forse chi non è samminiatese ancora non ci ha fatto caso, come non fa caso un uomo alto e grosso al brulichio di un formicaio per terra… se ne rende conto soltanto quando trova la pagnotta tutta mordicchiata.
San Miniato è in fermento, e questo è un dato di fatto. Noi di Bucciano FotoDiarioFestival vogliamo dirlo, vogliamo gridarlo a tutti, da quassù, in cima alla collina, vogliamo alzare la voce, senza per questo perdere il nostro stile, e dire al mondo che a San Miniato ci si sta dando da fare.
Parliamo, così, di primavera, tema scontato per la stagione (anche se non per quest’anno), quanto non lo è per la nostra città, che molti considerano oramai intrappolata in un eterno inverno.

E invece noi in questa Primavera di San Miniato ci crediamo forte e vogliamo dirlo con la nostra modesta forma di arte da strada, in modo che tutti quelli che passano di lì, possano ammirarla, comprenderla, tornare a casa e parlarne, per moltiplicare la nostra voce (tanto per citare altri due illustri artisti: Francesco De Gregori e Zucchero Fornaciari).

Botticelli ci ha ispirato, ma come sempre noi di Bucciano FotoDiarioFestival, siamo andati oltre per dire la nostra. Flora, che sono io, è incinta, come d’altronde è gravida la primavera. Sull’olivo abbiamo, sorretto da Aurelio (pilastro di Bucciano FotoDiarioFestival) uno stanco cupido: riconosciamogli che fare innamorare la gente, oggi come oggi, non è un’impresa facile. All’estrema sinistra il nostro Mercurio (dio dell’eloquenza e del commercio) è piuttosto distratto, ma faremo in modo, in futuro, che concentri la sua divinità, in particolare quella della comunicazione, anche su San Miniato.
Di Grazie, figlie di Venere, ne abbiamo tre grandi e tre piccole, perché la bellezza deve stare sia nel presente che nel futuro ed è sempre giusto che presente e futuro si sovrappongano per un po’.
I due splendidi cagnolini da tartufo sono uno dei simboli viventi di San Miniato ed è anche grazie a loro se la nostra città è conosciuta per questo pregiatissimo tubero.
Il personaggio centrale, quello di Venere, non c’è. Ossia, non è una persona, ma è una città intera di persone, di opere d’arte, di bellezze naturali e di passione.
San Miniato è la nostra Venere.

Questo è il nostro nuovo messaggio. Speriamo che la brezza di Primavera lo trasporti, insieme al polline, in volo per il nostro splendido Paese, e torni quassù abbracciato al cuore di tanti nuovi visitatori.

La foto del manifesto è stata scattata da Francesco Sgherri con l’assistenza del giovanissimo Elia Sgherri che si è occupato del flash. La grafica è mia. L’idea è mia e di Aurelio Cupelli. Le foto di back-stage utilizzate per il montaggio del video sono di Aurelio Cupelli. I filmati che ho utilizzato per montare il video sono stati ripresi da Fabio Frangini.

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